Agli albori, quando era solo D&D, i personaggi venivano creati secondo un procedimento che partiva prima di tutto dal caso: tirare i dadi.
Al tiro secco sono stati negli anni sostituite varie metodologie piu' complesse, volte di solito a dare piu' chances di "buoni" punteggi ai giocatori. Parallelamente, sono stati sviluppati sistemi di costruzione a punti tali da garantire una parita' di condizioni di partenza.
Con 4E anche D&D ha abbandonato la creazione del personaggio tirando i dadi (presente solo piu' come regola opzionale, e non valida per i tornei e il gioco organizzato in genere).
Chi difende la creazione casuale sostiene che la parita' in partenza appiattisce il gioco; che, comunque, un bravo giocatore riesce a tirare fuori giocate memorabili anche da un personaggio con punteggi bassi; addirittura questi ultimi secondo alcuni sarebbero preferibili perche' sfidano adeguatamente chi li gioca, mentre giocare personaggi con caratteristiche alte e' necessariamente o comunque spesso piu' piatto e banale.
Quando anche cosi' fosse... che male c'e' nel volere giocare un personaggio facile? Complicarsi la vita e' davvero un valore universale?
Potere scegliere significa anche potere avere un personaggio esattamente come lo si desidera. O con pari opportunita' di "brillare" rispetto agli altri, a parita' di sforzo del giocatore.
Questo non e' cosa da poco soprattutto in quelle campagne destinate a durare diversi mesi quando non addirittura anni.
Al tiro secco sono stati negli anni sostituite varie metodologie piu' complesse, volte di solito a dare piu' chances di "buoni" punteggi ai giocatori. Parallelamente, sono stati sviluppati sistemi di costruzione a punti tali da garantire una parita' di condizioni di partenza.
Con 4E anche D&D ha abbandonato la creazione del personaggio tirando i dadi (presente solo piu' come regola opzionale, e non valida per i tornei e il gioco organizzato in genere).
Chi difende la creazione casuale sostiene che la parita' in partenza appiattisce il gioco; che, comunque, un bravo giocatore riesce a tirare fuori giocate memorabili anche da un personaggio con punteggi bassi; addirittura questi ultimi secondo alcuni sarebbero preferibili perche' sfidano adeguatamente chi li gioca, mentre giocare personaggi con caratteristiche alte e' necessariamente o comunque spesso piu' piatto e banale.
Quando anche cosi' fosse... che male c'e' nel volere giocare un personaggio facile? Complicarsi la vita e' davvero un valore universale?
Potere scegliere significa anche potere avere un personaggio esattamente come lo si desidera. O con pari opportunita' di "brillare" rispetto agli altri, a parita' di sforzo del giocatore.
Questo non e' cosa da poco soprattutto in quelle campagne destinate a durare diversi mesi quando non addirittura anni.
2 commenti:
Noi, nonostante la quarta edizione, continuiamo a seguire la sorte. Un brivido sempre piacevole.
Certo avere i giocatori che vogliono ritirare i dadi perché "con sei 14 non posso farmi il personaggio che volevo, mi serve almeno un 18 o le mie CD fanno schifo" è un bell'incentivo a passare al point-buy e quelli di 4E l'hanno capito davvero.
Se poi uno vuole giocarsi il personaggio interpretativamente bello e difficile da gestire, basta sempre che si mettano un bel 18 in saggezza sul loro Warlock mezz'orco, no? XD
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