lunedì 2 giugno 2008

Sull'inutilita' dell'"allineamento morale" (2)

Dopo l'introduzione generale dello scorso post, passiamo al personaggio. Che cosa vuol dire essere un personaggio legale o caotico, buono o malvagio?

Il caotico e' colui che si pone al di sopra di ogni civilta' e legge. Pero', perche' no?, potrebbe scegliere di rispettare una legge per comodita' (se non puoi batterli, unisciti a loro); siccome non gli piace sentirsi costretto potrebbe cercare tutte le scappatoie possibili, magari rispettarne la lettera e non il senso, rigirandola a proprio vantaggio; ma questa e' la comune definizione di legale malvagio. Si', rimangono delle differenze (il caotico detesta la legge, il legale la vede come strumento a sua disposizione) - ma nella pratica queste sottigliezze forse non emergono nemmeno.
Il legale buono, che non puo' adottare ne' accettare compromessi di alcun tipo, nella sua immutabilita' e' probabilmente il tipo su cui ci sono meno diatribe. E anche noioso da morire.
Il caotico malvagio e' libero da qualsiasi vincolo di coscienza. Il che non significa necessariamente che passi il suo tempo a torturare, uccidere, eccetera. Puo' farlo, perche' non prova nessuna remora, ma non e' necessariamente uno psicopatico o uno stupido (se non puoi batterli...); potrebbe aspettare l'occasione giusta, ad esempio solo quando non e' visto da nessuno e non compromette una reputazione che intende usare per stare nel mondo in santa pace.
Il malvagio non e' tale in quanto ogni volta che si muove fa danni. Questo e' manicheismo dei peggiori. Se si ritrova ad aiutare una bella fanciulla perche' gli va, lo fa, e non vedo perche' cio' dovrebbe creargli problemi. E se dopo averla aiutata esige una ricompensa, magari in natura, che sia volente o nolente, anche questo non gli crea problemi.

Inoltre non c'e' male nell'ignoranza della morale: (gli animali e coloro che per natura o educazione non concepiscono altra maniera di comportarsi). Questi vengono fatti rientrare nei "neutrali" dell'asse bene/male. Ma chi agisce per necessita' o - a maggior ragione - perche' non e' in grado di pensare alle conseguenze delle proprie azioni potrebbe adottare comportamenti ben piu' distruttivi di un malvagio, che conosce il principio che distingue fra bene e male, anche se decide di ignorarlo.

Perfino un buono puo' ricorrere ad atti distruttivi o addirittura espressamente malvagi se ritiene che il fine giustifichi i mezzi: a pensarci bene, gli atti piu' spregevoli (per la nostra visione) dell'umanita' sono stati tutti compiuti in nome di Dio o di un Alto Ideale. In questi casi si ritiene autorizzato a compierli; oppure, pur dilaniato dal dubbio e dai rimorsi, li compie.
E tuttavia questo cozza con l'idea di un Bene/Male assoluto. Quando persone buone che credono di avere una sufficiente motivazione compiono a lungo atti malvagi - a quel punto sono buone o malvagie? Dopotutto non e' una questione di egoismo, solo di un altruismo un po' distorto. Magari si sbagliano soltanto. Neutrali? Non per ignoranza e secondo me non per scelta, dato che seguono (o credono di seguire) un Ideale Superiore.

Insomma, un discreto grattacapo. E al tavolo di gioco potrebbe sfociare in accese discussioni. Per un gioco, D&D, che ha l'obiettivo dichiarato di fornire un po' di sano divertimento senza troppe complicazioni, sceglierei qualcosa di meno complesso e problematico.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Discussione troppo ingarbugliata. Personalmente credo che l'origine del male stia nella goduria che, in alcune circostanze, si prova nel danneggiare gli altri. In tutti c'è questa pulsione al male: la differenza la fanno le 'circostanze scatenanti'. Due estremi:
1. un genitore il cui figlio è stato eliminato in qualche modo atroce da un pedofilo: lo vuole vedere morto.
2. un soldato sadico che tortura un prigioniero.
Per essere perfetti dovremmo ricercare il perdono anche quando sembra impossibile. Come cattolico credo anche che ci sia un catalizzatore del male esterno all'uomo. Il suo destino ultimo è quello di essere separato definitivamente dall'umanità. Ma non tutto in una volta. Piano piano.

Parvati V ha detto...

Ecco, vedi, tu gia' parti da una definizione di Male che e' un po' diversa dalla mia. (senza contare che io nel diavolo, e perfino nel "diavolo", non ci credo)

E poi la morale cattolica (che io e te abbiamo in comune) non e' l'unica morale esistente al mondo. E quindi come la mettiamo? ;)

Anonimo ha detto...

Se nel gioco ci sono le parole 'buono' e 'malvagio' va da se che, prima di iniziare, i giocatori devono mettersi d'accordo sul loro significato. Se davvero condividi la morale cattolica sai che è tuo dovere farla conoscere e rispettare. Il fatto che non sia universalmente condivisa non dovrebbe essere un ostaclo: come master puoi presentare ai tuoi giocatori la tua definizione di 'bene' e 'male' e chiedere che chi vuole partecipare la accetti. C'è da dire che, benchè possa essere usato per narrare qualsiasi tipo di storia, D&D è fortemente legato allo stereotipo di un gruppo di tammarri che passa a fil di spada tutto ciò che è 'male' e respira. Questo con la morale cattolica è poco conciliabile. Sarebbe come mettersi a discutere di pacifismo prima di giocare con i soldatini.... Per i gdr investigativi il discorso è diverso. Mi interessano alquanto i rendiconti della tua campagna di 'Stregoneria':)....

Parvati V ha detto...

L'intero senso di questi miei post e' che secondo me non ci devono essere le parole "buono" e "malvagio". E tutto diventa, magicamente, piu' semplice, perfino in D&D.
Tanto l'allineamento - come qualsiasi regola - non serve a non avere i giocatori tamarri.
Comunque non ho finito ^^^

Anonimo ha detto...

Parvati, con tutto il rispetto, il tuo commento sull'inutilità dell'allineamento parte dal non aver capito cos'è l'allineamento in d&d.

In d&d, concetti come male o bene non sono relativi, come potrebbero esserlo per un cristiano, un musulmano o un morto di fame che uccide per sfamare i suoi figli.

Male, bene, legge e caos in d&d sono concetti oggettivi e definiti in una serie di punti.
Questi punti non hanno la pretesa di filosofeggiare su cosa male/bene/legge/caos siano realmente, servono solo a sbrigare questioni funzionali a meccaniche di gioco, come il punire il male del paladino, ancor prima che mettere il becco sull'interpretazione dei giocatori.

Masterizzo d&d da più di 15 anni, e non ho mai avuto questioni rognose sugli allineamenti con i giocatori. Il manuale parla delle infinite sfumature dell'essere, ad esempio, buono, comprese le contraddizioni occasionali del tutto umane. Quindi non mi serve essere pignolo, e intervengo solo in situazioni eclatanti.
Per il resto gli allineamenti sono anche un pretesto per dare un maggiore spessore umano ai pg, quindi che ben vengano.

Al

Parvati V ha detto...

So benissimo che gli allineamenti in D&D sono degli assoluti. Il problema e' che poi quelle parole vengono comunque sempre filtrate dai giocatori secondo il loro modo di pensare e le stesse definizioni vengono interpretate. Sono felice di sapere che non ti e' mai capitato di scontrarti con i tuoi giocatori o con qualche master a questo proposito; a me a volte si', e questo non ha mai arricchito ma solo impoverito il gioco.

E comunque, anche lasciando stare possibili discussioni, causano l'appiattimento e la banalizzazione dell'ambientazione in primis e dei personaggi poi. Che ad altri puo' magari stare bene... ma a me no.

Avere la meccanica degli allineamenti praticamente impedisce di portare avanti un serio approfondimento psicologico di un personaggio. Sono convinta che ci siano modi molto migliori di approcciare questo tema, allo stesso tempo piu' semplici e potenzialmente piu' approfonditi. E' il prossimo tema che intendo trattare ^^^

Anonimo ha detto...

Ahhh, gli allineamenti, ma è una delle cose che io adoro di più in D&D. Quando giocavo ad uno sguardo nel buio ho sempre pianto nel rammarico di non avere gli allineamenti. Se gli allineamenti venissero tolti spero almeno vengano sostituiti con affiliazione a fazioni o altri stratagemmi per delineare meglio la personalità del pg.
Sono un po' troppo stringenti questo sì, dal momento che l'allineamento è un po' schematico per definire un pg nella sua completezza, ma danno pur sempre una pennellata da cui partire.

Questa pagina è interessante: http://www.bbc.co.uk/dna/h2g2/A2309230
E fa vedere come le 9 combinazioni possano essere interpretate.

Come dici tu, il problema allineamento non sussite nel caso di 'legale' o 'caotico'. Un po' di tempo fa avevamo avuto un acceso scambio di mail con un mio amico che riteneva ingiusta una legge. E io sostenevo sempre che la legge è legge indipendentemente dal concetto di buono o malvagio. In democrazia la legge è ciò che vuole la maggioranza, sarà quindi buona per la maggioranza dei cittadini. Resta pur sempre legge anche per la minoranza. In dittatura anche peggio dal punto di vista del buono o malvagio, dal momento che è buona anche solo per una minoranza dei cittadini. Ma anche in questo caso la legge è legge.

Il problema invece c'è per la distinzione 'buono' o 'malvagio'. Ma secondo me in D&D il 'buono' o il 'malvagio' vanno interpretate come 2 fazioni. E' effettivamente una visione un po' manicheistica, ma non necessariamente cristiana (anche se la figura del paladino in D&D me l'ha sempre fatta apparire tale).
Io ho sempre pensato in D&D che il buono è colui che uccide i malvagi, il malvagio colui che uccide a piacimento e per diletto, il neutrale colui che si fa gli affari suoi.
Certo un sistema di fazioni dove ogni fazione ha un suo codice comportamentale e un insieme di valori permetterebbe di caratterizzare meglio il modello comportamentale del pg e colorerebbe il pg con pennellate sfumate rispetto alle 9 possibili in D&D.

Parvati V ha detto...

Io li detesto perche' li trovo delle trappole. Come punto di partenza per caratterizzare il personaggio preferisco qualcosa che sia piu' semplice, ad esempio scegliere alcuni aggettivi.

L'idea di una "super-fazione" al di sopra anche del divino che regola tutto l'universo mi mette i brividi, preferisco un universo piu' sfaccettato. Anche 9 "fazioni" sono troppo poche ^^^

Il paragrafo sulla personalita' della Quarta in questo senso mi e' piaciuto, mi pare sufficientemente semplice per un neofita e sufficientemente ispiratore anche per una veterana come me.

Unknown ha detto...

Il problema dell'allineamento andrebbe secondo me scisso in due domande:

1) Per come funziona D&D l'allineamento serve ?
2) Il meccanismo utiizzato da D&D raggiunge lo scopo di definirlo in maniera efficace ?

Per la prima domanda la risposta e sì: ed è un sì motivato dal fatto che esiste tutta una serie di profili di personaggi il cui potere principale deriva dall'essere in sintonia o in armonia con una sfera di potere legata a grandi immortali o divinità; e dato che si ritiene (giustamente) che tale armonia non sia garantita solamente da fattori formali, come un abito o dei talismani simbolici, vincolare tali poteri al fatto di interpretare correttamente i voleri di tale entità superiore o di aderire ai suoi precetti di condotta diviene fondamentale.

La seconda domanda: la risposta è controversa, dato che pone delle premesse, che possono piacere o no, ma sono fondamentali: la prima è che il pantheon ed il conseguente sistema di valori di D&D sono profondamente influenzati dalla visione manicheistica tipica della cultura americana; come europei e sofisti in generale la cosa può dispiacerci, ma o impariamo a "leggere" le cose dal punto di vista di chi le ha scritte o facciamo un errore.
Nel mondo di D&D le diverse "potenze" in termini di divinità ed immortali hanno scelto un lato verso cui schierarsi (o di non schierarsi nel caso dei neutrali); in funzione di questa scelta di schieramento i devoti dell'uno o dell'altro immortale/divinità sono stati automaticamente arruolati ... Può piacere o non piacere ma è una scelta, scelta tra l'altro tipica di molti autori fantasy (e non solo); e rispetto a questa scelta il sistema si pone in maniera coerente.

Sistemata la prima "parte" della definizione di allineamento, per la seconda c'è un problema, che è posto a come viene letto il discorso della scelta (o non scelta) legge/caos; io mi sono trovato bene leggendo questa "inclinazione" come atteggiamento rispetto al sistema di leggi/consuetudini del mondo in cui vivo, o al desiderio di rendere pratica comune oppure no le mie opinioni/ convinzioni.
Un legale desidererà fare le cose in maniera tale da armonizzarsi alle consuetudini dell'ambiente in cui vive (o proviene) e cercherà di porre delle regole sulla gestione del gruppo vicine al suo sentire, anche a costo di rimetterci. Che questo sia aiutare la vecchina ad attraversare le strada a costo di farsi prender sotto, o se da buon spartiate gettare il proprio figlio neonato da una rupe perchè affetto da qualche malattia congenita poco conta.
Un caotico contesta questi valori, si pone in opposizione più o meno palese rispetto ad essi, e laddove ci sia la possibilità di violarle o danneggiare chi le persegue (o cerca di imporgliele) lo farà, a costo di essere impopolare e perseguitato; può significare essere il Franti del libro Cuore o essere un oppositore bianco al regime dell'Apartheid.

In ogni caso, dato che non sempre la distinzone è chiara, probabilmente il sistema ha delle pecche; certamente sfugge al discorso del descrivere la personalità dei personaggi, dato che comunque la vita reale si presta a sfaccettature che un sistema su due attributi non può gestire se non in minima parte; se il discorso diventa creare un sistema di valutazione basata sull'aderenza del personaggio al roleplay, certamente l'allineamento risulta insufficente.

Poi sul discorso dell'approccio alla dimensione "mistica" di D&D non mi esprimo: certamente ci sono ambientazioni in cui l'influenza della sfera divina nelle questione dei mortali è forte (Dragonlance ad esempio), altre in cui è molto più sfumato; certamente c'è l'impressione di fondo di una forte presenza di un "gioco degli immortali" che influenza in maniera più o meno diretta le vicende dell'ambiente in cui i PG si muovono. Poi come sovente capita in questi casi sta al master aderire a questo modello oppure no. Di sicuro è molto fantasy, letterariamente parlando.