lunedì 30 marzo 2009

La morte di un personaggio

Oggi mi e' venuta in mente una riflessione sulla morte dei personaggi di un gioco di ruolo.

I GDR sono nati dai wargames, ma comunque anche quando si allontanano completamente dai loro progenitori continuano a prevedere il conflitto come momento topico del gioco e delle regole. Questo non stupisce, comunque, dato che "il conflitto" e' di solito cio' che rende interessante una storia, e non per nulla i suoi personaggi si dividono in protagonisti ed antagonisti.

Cio' detto, conflitto in un GDR spesso vuol dire proprio combattimento. E combattimento spesso vuol dire che i personaggi vanno incontro a possibili conseguenze - incapacitanti, o mortali.

Come e quanto dipende dai singoli giochi e sistemi. C'e' chi opta per un "realismo" - che di solito corrisponde ad alto rischio, o comunque rischio di conseguenze molto gravi - e chi meno, utilizzando misure piu' astratte.
C'e' chi considera che i personaggi dei giocatori sono comunque i protagonisti, e che la loro perdita porta anche conseguenze sui giocatori e sul master (dovere immaginare un nuovo personaggio, doverlo inserire nella storia, dovere aggiustare eventuali pezzi della stessa che poggiavano sul personaggio che si e' perso).

E poi, c'e' chi da' per scontato che il combattimento debba implicare un rischio appunto di perdere il personaggio, anche in modo inaspettato, e chi no.
Vuoi per quello che appunto cio' "costa" ai giocatori e al master. Vuoi perche' in effetti in un GDR non ci si ispira alla realta' ma alla narrativa, alla fiction - e nella fiction il protagonista non muore mai, e specialmente non muore mai a casaccio. Questo e' un assunto trasversale a tutti i generi, dal giallo alla fantascienza alla commedia.
Solo nei film drammatici vediamo morire il protagonista, ma comunque solo alla fine o giu' di li'.

E quindi, appurato che non e' vero - a priori - che abbiamo bisogno di un fattore di rischio casuale per la nostra cara sospensione di incredulita' visto che non ne abbiamo bisogno da spettatori, e' lecito chiedersi se ne abbiamo bisogno da giocatori.
Ed e' lecito rispondere di no.
Soprattutto se, e perche', abbiamo a cuore altri elementi del gioco che non siano il combattimento.

Infatti, se il combattimento e' secondario, allora non puo' essere un elemento che puo' mandare all'aria tutto il resto. Se e' un elemento che puo' avere un impatto profondo sul gioco come l'eliminazione di un suo perno (il personaggio di un giocatore), allora non e' un elemento secondario.

Quindi chiediamocelo.
1) Che sia possibile la morte di un personaggio e' funzionale o no a creare l'atmosfera giusta?
2) Se si', ci sono momenti in cui e' piu' funzionale e altri in cui e' piu' d'intralcio?
3) A prescindere, questa possibilita' e' una cosa che veramente sta bene ai giocatori coinvolti?

Dove la 1) e la 2) sono le domande che dovrebbero porsi gli sviluppatori quando scrivono un gioco.
E la 3) e' una delle domande che dovrebbe porsi il gruppo quando sceglie il gioco a cui giocare.

La morale di oggi? Non diamo mai niente per scontato!

2 commenti:

Giovanni ha detto...

Parvy il tema della morte ricorre spesso nei tuoi post e, come puoi immaginare, sentirlo più e più volte risveglia il mio lato compassionevole e misericordioso. Ma c'è qualcosa che non va? Un qualche giocatore nel tuo gruppo a cui vuoi fare fuori il pg? Sbottonati un poco: dammi qualche appiglio. Se c'è un giocatore che ti sta antipatico segui il mio consiglio: vessalo usando il tuo ruolo di dm. Una volta avevo un master che trattava cosi uno dei giocatori mentre nessuno diceva niente. L'abitudine all'impunità, che dava purtroppo per scontata, gli faceva tenere un comportamento folle. Da li ho capito che il gioco di ruolo non è un passatempo innocuo come può apparire....forse sarebbe meglio che sparisse a vantaggio di altri generi: giochi da tavolo, di carte ecc.

Parvati V ha detto...

Nah, non sono ossessionata dalla morte. Il post di ieri e' saltato fuori da un post che ho letto sul newsgroup rec.games.frp.dnd dove qualcuno chiedeva cosa fare con un giocatore che non accetta la sconfitta, ma leggendo il suo post salta solo fuori che questo tizio si e' visto morire il PG - che aveva caratterizzato molto - solo per un tiro sfigato dei dadi (tre 20 di fila...) e ci e' rimasto male. Cosa che a me pare normalissima.

E di certo non mi metterei mai a vessare uno dei miei giocatori! Se avessi un problema con una persona, piuttosto gli chiederei di non venire piu' a giocare con me. Mi pare un comportamento non solo piu' maturo, ma anche piu' prettamente risolutivo. Ma per fortuna sono ben lungi dall'avere di questi problemi, godo di ottimi giocatori. Gran casinisti, ma si ride molto.

Questa storia dell'impunita' del master, poi, ha da finire. Perfino D&D, nella sua nuova incarnazione, ha accolto la ventata d'aria nuova in questo senso.